Tutti questi Stati, come le provincie dell’Abissinia propriamente detta, si ripartiscono diversamente in dega, voina-dega e kualla; ma nell’insieme la zona intermedia ha il sopravvento, e quivi si trovano le città principali e i luoghi di mercato. Nel Gimma e nel Guma le terre appartengono specialmente alla zona degli altipiani altissimi, poichè il cereale che più si coltiva è l’orzo; le terre basse occupano una maggiore estensione nell’Innarya, nel Limmu, nel Caffa(469).
Il nome d’Innarya un tempo si applicava ad una contrada molto più vasta di quella che ha conservato questa denominazione. Fu già un regno cristiano come l’Etiopia, e per alcuni secoli i Sidama, che l’abitavano, resisterono ai pagani ed ai maomettani dei dintorni. Alla fine soccombettero: i Galla del Limmu, che vivono nell’alto bacino dell’Orghesa, s’impadronirono del paese, e quando si convertirono all’islamismo, imposero la loro religione ai vinti. Gli abitanti dell’Innarya, governati oggi da una regina(470), sono musulmani; soltanto il nome di Sidama, che più non ha un significato ben preciso, è generalmente attribuito ancora ai cristiani delle contrade etiopiche che hanno per confine a settentrione il corso dell’Abai. L’Innarya propriamente detto non comprende più che l’alta valle della Gugsa, dove questo fiume scorre ancora da mezzodì verso settentrione. I fondi e le pendici di questa valle sono per eccellenza il paese delle piante di caffè, e questi arbusti vi son più belli che nello stesso Caffa, il quale dà loro il nome: si dice che nei boschi dell’Innarya si trovino piante di caffè di una circonferenza di 2 in 3 metri.
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