Il caffè è monopolio del re, e solo i suoi schiavi hanno il dritto di raccoglierlo nelle foreste e di venderlo, per conto suo, al mercato di Saka. Quanto alla polvere d’oro, che un tempo fu la ricchezza dell’Innarya, non ha più abbastanza valore relativo per l’esportazione. Sebbene abbiano perduto molto della loro antica civiltà, le genti d’Innarya, pare siano ancora gli abitanti più civili dell’Etiopia meridionale, e che, anche come artigiani, superino d’assai gli Abissini; il mercato di Gondar, offre nulla di paragonabile ai loro ricami o alle loro armi dai manichi intagliati incrostati d’argento; fabbricano istrumenti di ferro che sono spediti lontano fino alle tribù che abitano il bacino del Sobat(471). Un posto di dogana fortificato difende a settentrione le vie che menano dal Limmu sulla strada dell’Abissinia. Anzi parecchi Stati dell’altipiano sono circondati per una gran parte del loro circuito di una doppia cinta di mura, di fossi e di bastite; inoltre una larga fascia, ove nessuno ha diritto di stanziarsi, si svolge intorno al paese, simile alla zona di servitù di una fortezza: ciascun regno è come piazza forte assediata(472). Ognuno comprende le difficoltà che presentano le comunicazioni in cotesto paese: un pedone potrebbe percorrere in sei giorni lo spazio di 233 chilometri, che intercede fra i due gran mercati di Basso nel Gogiam e di Saka nell’Innarya; ma le carovane di trafficanti hanno impiegato fino a due anni per compiere questo piccolo viaggio(473).
Il Yangarò (Giangerò, Zingerò) occupa, a scirocco dell’Innarya e ad oriente del Gimma-Kaka, una parte del versante montuoso inclinato verso il corso della Gugsa.
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