Ma al nord le creste si abbassano gradatamente; le pianure intermedie si allargano, poi si raggiungono, e le catene non sono più indicate che da roccie isolate che appaiono al disopra delle terre basse, dapprima in numero considerevole, poi man mano meno alte. All’ovest del paese di Fazogl, uno di questi isolati, il potente Giebel-Tabi, in parte ricoperto da boscaglie, innalza le sue creste a più di 1,300 metri. Più lungi, un cono di granito rosso, il Giebel-Gulè, vale a dire «il monte dei Boschi», o secondo Marno, il «monte delle Gole», che i Fugn o Fungi designano come loro culla, si erge a 846 metri; ancora all’ovest si scorgono parecchie rupi succedersi fra le steppe che coprono la riva destra del Nilo Bianco; la più alta è il Defafang, che fu già limite etnico fra il paese dei negri Denca e quello degli arabi Abû-Rof. Le due zone litoranee del Nilo Bianco e del Nilo Azzurro, da ciascuna parte della Mesopotamia del Senar, sono di una grande fertilità, grazie alle alluvioni che hanno recato i fiumi ed all’umidità che le penetra; ma la regione intermedia, che forma il piedestallo delle roccie sparse, presenta in molti punti l’aspetto della steppa: il suolo è rivestito di alte erbe in mezzo alle quali sorgono mimose dal delicato e prezioso fogliame. Le popolazioni, sedentarie sulla riva del fiume, son quasi tutte nomadi nelle pianure erbose che attorniano le montagne della penisola.
All’oriente della bassa valle del Nilo Azzurro, le pianure presentano un analogo carattere. Boscose e fertili alle rive dei fiumi, allontanandosi dai corsi d’acqua diventano aride, alla base delle roccie e delle montagne che si ergono or qua or là. Nella regione del Gedaref, fra la Rahad e l’Atbara, è raro scorgere un albero, la pianura è rasa come una landa.
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