Uno dei più degni di menzione fra i massi isolati che sono seminati nelle steppe, all’est del Nilo Azzurro, è quello di Abù-Ramle, o del «Padre delle Sabbie», alto soltanto 500 metri, ma superbamente circondato da torri di granito che si sormontano in enormi gradinate. Nei vacui lasciati dai bastioni di pietre, i baobab distendono le braccia sopra l’abisso. Qua e là qualche capanna, che da lungi rassomiglia ad un alveare, pare si annodi tra i blocchi al piede del tronco gigantesco(483). Nella steppa al nord, il monte più avanzato è il Giebel-Arang, il quale ha soli 600 metri di altezza assoluta; sorge non lungi dalla riva destra del basso Rahad, ed è in gran parte coperto da foreste. Fra gli alberi si trovano i baobab, che in quel sito raggiungono il limite settentrionale della loro zona di vegetazione. Al Giebel-Arang viene in seguito, dalla parte dell’est, il Giebel-Abach, poi al sud la pianura trovasi seminata di altre cime e coni distinti, o in massi, taluni di granito, ma per la maggior parte d’origine vulcanica. Ve n’hanno incoronati di basalti colonnari di forme diverse, peristili, roghi o fasci divergenti. Queste sommità, ergendosi in mezzo alle steppe, ricevono una parte di acque piovane di più non s’abbia la pianura, e l’acqua, rapidamente facendosi ruscello giù per le chine, va a perdersi nelle sabbie o nei frantumi che attorniano lo scoscendimento roccioso. Gli indigeni, affine di procurarsi acqua nella stagione secca, perforano i terreni all’uscita dei burroni(484). Le raccolte d’acqua, in massima parte attorniate da alberi, son chiamate carif, come la stagione delle pioggie che serve a riempirli.
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