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      Anche i Begia e gli Abissini dànno la caccia alle grosse bestie nella zona intermedia del loro territorio rispettivo, ma, quando si incontrano, cambiano di selvaggina, e si dànno l’attacco furiosamente, come nemici ereditari. La mosca velenosa, chiamata doboan o surreta, ronza a sciami nella valle del Mareb, ma gli animali selvatici non soffrono affatto la sua puntura, mentre quelli domestici, camelli, cavalli, asini, buoi, ne muoiono in poche settimane. E ciò che rende molto difficile la caccia in simili pascoli infestati, dovendosi gli uomini avventurare a piedi nelle forre e nelle alte erbe. Qual’è dunque cotesta mosca? È la tsetsé dell’Africa centrale, può darsi il tzatzalia che Bruce menziona come «il più temibile degli animali»(494). È desso l’insetto del quale di già parlarono gli antichi, dicendo a torto che mette il leone in fuga? All’est del Nilo Azzurro, nel paese di Kuba, una piccola mosca, differente dal doboan, è solo micidiale agli asini, ai cavalli, ai cani ed ai cammelli(495). Ma forse bisognerebbe attribuire la morte dell’animale, non alla puntura di un solo insetto, ma alle migliaia di ferite inflittegli ogni giorno da sciami di tafani che non lasciano un solo momento in pace le bestie fuori di sè(496). Non possono salvarsi gli animali minacciati se non chiudendoli di giorno nelle stalle dove si abbruciano erbe odorifere, e non lasciandoli uscire di notte. Ma esistono spazi liberi dove non penetra la mosca fatale, e dove per conseguenza la popolazione agricola si addensa in gruppi compatti: tale è, per esempio, la località di Abù-Ramle, al sud-est di Roseres.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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