La nazione riconosce pure un gran sacerdote, che celebra i misteri sacri in una kinissa, nome locale che par derivato dal termine kilissa, vale a dire chiesa, adoperato dalle popolazioni cristiane dell’altipiano orientale. Quando si sgozza un animale, il sacrificatore non trascura mai di bagnarsi la fronte nel sangue e lascia che esso si raffreddi e gli formi sulle guancie croste nerastre. Ma l’antica religione pare sia sul declinare, e i zelanti missionari che insegnano l’Islam acquistano una crescente influenza; è probabile che fra non molti anni i Lega saranno entrati in grembo del maomettanismo. In mezzo ai Lega vivono alcune migliaia di Denka, venuti mendicanti nel paese e che lavorano come schiavi. Non avendo nessun mezzo di fuggire dinanzi ai negrieri nelle rase pianure del Sobat e del Yal che una volta abitavano, essi hanno dovuto rifugiarsi nelle montagne dove si offrono agli indigeni come facchini e mercenari. Questi Denka si distinguono dalle altre tribù per due o tre tratti orizzontali che essi si sono segnati sulla fronte, tenendovi per parecchie settimane steli di cereali fortemente legati attorno al capo. Essi non si ammogliano colle donne del paese; la mancanza di donne li obbliga a praticare la poliandria, che è diventata da loro una istituzione legittima regolata da cerimonie. La capitale del paese Lega è il borgo di Gumbali, a 1,980 metri di altitudine sopra uno degli alti affluenti del Giabus. Il villaggio papale, Gobo, è più al sud, a 2,260 metri di altezza(498).
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