All’occidente delle montagne del Damot, i gruppi avanzati sono abitati da numerose popolazioni sciangalla; ma la più potente è quella che soggiorna fra le due valli del Giabus e del Tumat, tributari del Nilo Azzurro, e le montagne dello spartiacque fra i due versanti del Bar-el-Azraq e del Bar-el-Abiad. Questi negri, i Berta, i quali sarebbero in numero di circa 80,000, e sono ordinariamente designati dagli Arabi coll’appellativo di Giebalain, o «Montanari», dato anche ad altre popolazioni, hanno crespa la capigliatura, sporgenti le labbra, il viso schiacciato, meno tuttavia dei loro fratelli dell’Africa occidentale; ma hanno la corporatura molto ben costrutta, le membra agili e forti; il guerriero berta, armato della sua lancia e dello scudo, è di un aspetto superbo. Le donne s’adornano il viso con un anello d’argento o di rame che perfora una narice, ed un cerchio di ferro che attraversa in alto l’orecchio destro; i giovani si attaccano alle tempia ed al collo zanne di cinghiale; nelle grandi occasioni uomini e donne si dipingono il corpo in rosso come i guerrieri bari; in talune tribù le donne si tatuano il volto in modo da produrre una infinità di piccole pustole che rassomigliano a quelle del vaiuolo(499). In altre popolazioni, i guerrieri usano un tatuaggio assai bello e grazioso, che consiste nello scoprire l’epidermide in modo da figurare eleganti arabeschi; ma il privilegio di simile tatuaggio è accordato dall’uso solo ai vincitori che hanno tagliato una o più teste(500).
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