Essi hanno anche, come i Burun ed altre tribù arabizzate(502), dei tarambich, zagaglie in legno ricurvo, la cui forma differenzia poco dal bumerang; secondo certi autori, essi non lancierebbero cotesti bastoni alla maniera degli Australiani, ma li tratterrebbero nelle mani e nelle loro scalate alle montagne se ne servirebbero per aggrapparsi ai rami degli arbusti od alle sporgenze delle roccie; ma l’esploratore Marno, che ha percorso quei paesi, afferma nelle sue relazioni di aver visto indigeni lanciare il tarambich, come pure il culdeba, arma di ferro più terribile ancora, ricurva in forma di falciuola(503). Schuver conferma queste osservazioni, ma secondo lui i Berta non saprebbero far ritornare l’arma al posto dal quale fu lanciata.
Non vi sono città propriamente dette nel paese di Berta. Il loro villaggio più importante, Kirin, situato nel versante occidentale dei monti, nel bacino del Yavach o Yal, si compone di grandi capanne sparse fra gli enormi blocchi granitici di una frana. Nessuna assemblea nazionale ha più pittoresco aspetto di quella di Kirin; ogni roccia ha il suo gruppo d’uomini nelle attitudini più diverse, in piedi, sdraiati, accocolati o aggrappati alle sporgenze. Diverse tribù Berta hanno capi i quali portano il titolo di re, ma la cui potenza è assai precaria. Appena il mek non piace più ai suoi sudditi, uomini e donne si riuniscono e vengono a dichiarargli che tutti lo odiano, perfino il bestiame ed i polli, e che è tempo per lui di morire. Poi lo si impicca ad un albero vicino.
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