Al nord ed al sud-ovest dei Ginjari, la zona delle prealpi che separa gli altipiani etiopici dalle steppe nubiane, è occupata da altri immigranti, Takruri o Takaruri, originari del For, dell’Uadai e dei paesi dell’Africa occidentale. Hagi di ritorno dalla Mecca, hanno preferito di fermarsi per istrada in un paese dove trovavano terreni da coltivare, in una relativa indipendenza, piuttosto che ritornare nel loro paese dov’erano certi di dover subire l’oppressione. Perfettamente acclimati in quelle basse regioni, dove soccombe la maggior parte degli Etiopi e dei viaggiatori europei, essi occupano ormai tutto il Galabat e parecchie vallate del kualla d’Etiopia. Diventati autonomi, hanno nel tempo stesso, come agricoltori e commercianti, acquistata una grande prosperità; ma non hanno sempre goduto pacificamente delle loro conquiste, e spesso la guerra civile scoppiò fra i Takruri dell’Uadai, quelli del For ed i discendenti degli immigranti da lunga pezza stabiliti nel paese(518). Di recente, un gran numero di giberti, musulmani espulsi dall’Abissinia perchè ricusavano di abiurare la propria fede, è venuto ancora ad accrescere la popolazione delle comunità takariche e degli Arabi Dabaina.
I Kunama, Bazen o Baza, che popolano, in numero di circa 150,000, la valle del Mareb e del Takazzè e gli altipiani intermedi, allo sbocco dei kualla d’Etiopia, sono Sciangalla, non essendo riusciti abbastanza bene a mescolarsi cogli Arabi; essi non parlano ancora la lingua degli invasori del nord, ed è solo nelle vicinanze dei mercati che hanno adottato la religione musulmana; ma se hanno potuto, sinora, mantenere la loro indipendenza nazionale, ciò non avvenne senza incessanti ed accanite guerre: fra essi ed i nomadi del nord la lotta è senza pietà, e le popolazioni della frontiera debbono vegliare senza posa per evitare le sorprese e gli eccidi che ne sarebbero la conseguenza.
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