I Kunama hanno pure a difendersi, dalla parte del sud, dagli Abissini dell’altipiano: come i loro vicini, i Barea, dieci volte meno numerosi, che vivono al nord-est, nella regione montuosa dello spartiacque, fra Mareb e Barka, trovansi in continuo pericolo di essere schiacciati dai nemici che li stringono dalle due parti: qui gli Arabi che salgono dalla pianura, là gli Etiopi che scendono dagli altipiani. Munzinger li paragona al grano pestato fra due macine(519). Eppure queste popolazioni così minacciate, sono fra le più interessanti per i loro costumi, fra le più simpatiche per le qualità, e a certi riguardi degne di essere imitate: nella loro comunità la pace è generale, e presso di essi il lavoro è rispettato.
Quantunque rassomigliantisi per le loro istituzioni sociali e politiche, i Kunama ed i Barea non sono della stessa origine e non presentano lo stesso tipo fisico. I Kunama, stabiliti nel paese da tempo immemorabile, pretendono di essere immigranti di origine etiopica, e gli stessi Abissini li ritengono per discendenti degli antichi Aksumiti. Hanno in generale la tinta carica, e fra essi non è raro incontrare uomini quasi altrettanto neri dei Nigrizi dell’Africa occidentale. Di statura ben proporzionata, forti, larghi di spalle, i Kunama contano tra i popoli più sani e più vigorosi del continente; non si vedono fra di essi infermi, e le malattie vergognose, così comuni fra gli Etiopi dell’altipiano e gli Arabi della pianura, non hanno contaminata questa razza; come i Nueri e i Denka dell’alto Nilo, essi si riposano spesso tenendosi ritti su di un sol piede(520). Soffrono raramente le febbri, così pericolose per gli stranieri, e buon numero di essi raggiunge un’età avanzata; soltanto hanno una certa tendenza a ingrassare e contrastano singolarmente sotto questo rapporto coi loro vicini, i Barea, e cogli Arabi.
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