I Kunama attribuiscono la loro buona salute alle cicatrici delle quali si coprono il corpo ed il viso, e nelle quali scorgono segni di bellezza, nel tempo stesso che una scrittura sacra la quale rivela la loro origine. I Barea sono di carnagione più chiara dei Kunama, e in generale meno belli e meno forti; i ciechi sono numerosi nelle loro tribù, sovratutto nelle bassure paludose del Barka. Mentre quasi tutti i Kunama hanno una rassomiglianza di famiglia, i Barea presentano una gran diversità di tipi, e, ad eccezione delle donne, hanno raramente lineamenti regolari. Il linguaggio dei due popoli è anch’esso differente, quantunque l’uno e l’altro siano provvisoriamente classificati nel gruppo hamitico(521), anche avvicinandosi in certe parti all’idioma nuba. Sarà possibile fissarne definitivamente il posto quando tutti i dialetti dell’Africa nord-orientale saranno stati studiati colla stessa cura con cui lo furono il bazena dei Kunama ed il nere bena dei Barea da Munzinger, Edlund, Halévy e Reinisch. Il linguaggio degli uomini è senza accento, senza dure consonanti: eguale e dolce, esso risponde perfettamente al carattere pacifico della nazione. Poco numerosi sono i Kunama che parlano una lingua straniera insieme alla propria, mentre i Barea conoscono quasi tutti il tigrè dei loro vicini d’Etiopia. Il ricco tesoro dei canti popolari e delle melodie dei Kunama non fu ancora raccolto da alcuno scienziato d’Europa.
Kunama e Barea sono agricoltori per eccellenza, tutti coltivano il suolo senza distinzione di sesso, di posizione, di fortuna; durante la stagione delle pioggie, l’aratro non riposa mai: non v’ha giorno, come presso i loro vicini, che si debba consacrare ad altra festa se non quella del lavoro.
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