La credenza al mal’occhio, la paura degli stregoni, la ricerca degli amuleti, la venerazione per gli alfai, o fattori di pioggie, il rispetto ai vecchi, e sovratutto ai ciechi, ecco in che consiste la religione dei Kunama. Hanno pure un gran rispetto per i morti e li seppelliscono con cura, il che sembra indicare una credenza alla immortalità. Ma è da una lenta propaganda religiosa che le repubbliche dei Bazen e dei Barea sono più fortemente attaccate. Di già la metà dei Barea si dichiara maomettana, quantunque non metta in pratica le prescrizioni del Corano; e così, sulla frontiera abissina, buon numero di Bazen sono considerati come appartenenti alla Chiesa cristiana. La maggioranza della popolazione ha un bel respingere lo straniero, non lasciandolo entrare nel paese che sotto la personale responsabilità di un cittadino, ha un bell’allontanare i mercanti, volendo persino ignorare il valore dei pezzi di metallo, ma i costumi si modificano, ed i cambiamenti politici e sociali si preparano; la toga etiopica e la camicia araba sostituiscono i grembiali di pelle. Anche la schiavitù, quantunque sotto una forma assai mite, fu introdotta nel paese bazen; ma se lo schiavo si ammogli o abbandoni il suo padrone, ridiventa libero di diritto. Certamente i comuni di Mareb e del Takazzè avranno ben presto perduta quella indipendenza della quale sono a sì buon diritto gelosi, e per essi incomincierà un nuovo avvenire(524). L’iniziazione sarà senza dubbio dura, e queste popolazioni, che pur dianzi erano le più felici dell’Africa, dovranno attraversare un mare di sangue per unirsi ai loro vicini e costituire con essi una nazione più grande.
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