Un’altra popolazione numerosa è quella degli Sciukurieh o Sciukrieh, che fa pascolare i suoi armenti fra il Nilo e l’Atbara e coltiva le valli irrigabili nei dintorni di Kassala. Gli Hallenga vivono nella stretta zona compresa fra l’Atbara e il Gach; gli Hamran abitano le pianure dove s’uniscono Atbara e Bar-Settit; più all’ovest ed al sud-ovest, tribù di Dabaina percorrono le steppe nelle quali serpeggia il Rahad. Nella mesopotamia dei due Nili il suolo è disputato fra gli Abu-Rof, o Rufah, Gialini e gli Assanieh, vale a dire: «Cavalieri», gli «Uomini dei cavalli». Finalmente all’oriente degli Hadendoa, il contorno dagli altipiani avanzati dell’Etiopia, fra il Barka ed il mar Rosso, quasi fino alle porte di Suakin, è occupato dai Beni-Amer. Secondo Hartmann, gli Amran, che chiama Omran, vale a dire «i Rossi», sarebbero imparentati agli Agaù. Cionondimeno tutte queste popolazioni si dicono Arabe e sono generalmente ritenute per tali in causa della religione professata, dei loro costumi pastorali e bellicosi e della lingua che oramai prevale. D’altronde è certo che l’elemento arabo è fortemente rappresentato in quelle tribù nomadi dei Begia, come ne fanno testimonianza le numerose famiglie il cui tipo è assolutamente identico a quello degli Arabi della penisola asiatica; secondo la tradizione esse discenderebbero dalle tribù degli Uled-Abbas, nell’Hegiaz. Nella maggior parte dei paesi begia, i dialetti originari cedono dinanzi alla lingua del Corano, ma essi sussistono ancora, almeno allo stato di idioma rusticano, in prossimità delle montagne etiopiche.
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