Anche dopo avere sgombrato il paese, gli Egiziani si facevano pagare una imposta di circa 150,000 lire dalle tribù rivierasche del Tumat; ma al di là del distretto di Fadasi, che si trova in un altro bacino fluviale, quello del Giabus, la loro potenza cessava completamente. Gli è nel Fadasi che dovettero fermarsi i viaggiatori Marno, nel 1850, Gessi e Matteucci nel 1878; si permise loro soltanto di salire la montagna che si innalza al sud del borgo principale, chiamato col nome di Bimbasci, da un «capo di mille», o capitano egiziano che risiedeva colà, Schuver è il solo viaggiatore che abbia oltrepassato questo limite dei possedimenti del Chedive nel 1881. Bimbasci, circondato da numerosi villaggi sparsi sulle pendici dei monti, domina dall’alto del suo terrazzo un orizzonte molto esteso; è un luogo di mercato frequentato, meno tuttavia di Beni-Sciangul, posto a mezza via da Famaka, nelle vicinanze dei lavatoi d’oro e delle rovine di Singie, antica capitale del paese. Più al nord, in una conca fertile della riva destra del Tumat, il villaggio di Ghezan è anche un luogo di ritrovo per le carovane; l’enorme sicomoro che ombreggia il luogo, nei giorni di mercato raccoglie sotto di sè una folla variopinta di Berta, di Nubi e di Arabi. I boschi di limoni abbandonati nella campagna ricordano il soggiorno delle guarnigioni egiziane.
N. 69. — SENÂR. [vedi 069.png]
A valle di Famaka, il borgo di Roseres o Rosaria, le cui case sono disperse in mezzo a boschetti di dum, è situato egualmente sulla riva destra del Bar-el-Azraq; esso ha dato il suo nome a un dar, paese di un’estensione considerevole che è governato già da capi con titolo di re.
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