Dopo la distruzione dell’impero dei Begia, la città del confluente, compresa ormai nel regno dei Fungi, innalzossi più al nord, a una dozzina di chilometri a valle dal confluente attuale dei due bahr: questa città, che esiste ancora, sebbene molto decaduta, è Halfaya, residenza del gran sceicco dei Gialin. Un braccio del Nilo Azzurro, ora asciutto, o pieno solo in tempo di inondazioni, si unisce al letto principale, all’ovest di Halfaya; un giardino di palme l’attornia, ombreggiando le sue capanne; in faccia, non lungi dalla riva sinistra, un piccolo gruppo di colline accoglie qualche albero nella sua valle, e dà origine, in tempo di pioggie, a kherân che serpeggiano per tutta la pianura. Presa nel 1821 dagli Egiziani, Halfaya conservò ancora per qualche anno una certa importanza come piazza strategica e deposito commerciale del confluente; ma il becco stesso dei due fiumi, detto l’«Orlo della Tromba» o Ras-el-Chartum, parve a Mohamed-Ali una posizione più conveniente per la futura capitale dei suoi immensi possedimenti del sud, ed è là che fece fabbricare caserme e magazzini; nel 1830 non si trovava una capanna dove, dieci anni dopo, si ergeva la prima città del bacino nilotico fuori dell’Egitto. Chartum, protetta al nord ed all’ovest dai larghi letti dei suoi due fiumi, è certo molto bene situata per la difesa, e le sue mura, fiancheggiate da bastioni, la mettono al sicuro da un colpo di mano al sud e all’est; inoltre un campo fortificato, stabilito sulla riva destra del Bar-el-Abiad, presso il villaggio di Omdurman, facilita alla guarnigione il passaggio del fiume verso la riva occidentale, e domina la strada del Cordofan; grazie ai fiumi, i battelli a vapore che vanno e vengono a valle di Chartum, dominano tutto il paese, da una parte sino alla terra dei Fiumi, dall’altra sino a Berber e Abû-Ahmed.
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