Nella sua visita, Cailliaud non trovò alcuna iscrizione la quale gli rivelasse l’età precisa dei templi di Naga, ma ornamenti di
N. 72. — PIRAMIDI DI MEROE. [vedi 072.png]
stile greco-romano gli provarono che la città esisteva ad un’epoca relativamente moderna; in seguito Lepsius scoprì una iscrizione romana e diverse sculture che gli parvero rappresentare Giove ed il Cristo(545). Ad una ventina di chilometri al nord di Naga, in una valle del deserto, un altro labirinto di costruzioni in rovine e di ruderi ha ricevuto dagli Arabi il nome di Mesaurat; l’edificio centrale, del quale si vedono i resti, e le cui colonne scanalate e scolpite, ma senza geroglifici, sono senza dubbio di architettura greca, è una delle più vaste costruzioni che si conoscano; essa ha 870 metri di circonferenza: Cailliaud pensa che fosse un collegio di sacerdoti; Hoskins ne fa una residenza di piaceri. Gli avanzi della città nella quale Cailliaud riconobbe, nel 1821, l’antica Meroe, «capitale dell’Etiopia», sono ad una cinquantina di chilometri a valle di Scendi, a qualche chilometro dalla riva destra dal Nilo; in mezzo alle rovine sono sparpagliati parecchi villaggi fra i quali El-Sur, che dà il suo nome alle piramidi, o tarabil(546). Piloni, templi, colonnati, viali di sfingi, statue, sussistono tuttora, ma il gres di Meroe, estratto dalle cave vicine, è meno duraturo di quello egiziano. Le piramidi, in numero di circa ottanta, sono divise in tre gruppi e sorgono in massima parte su colline(547); non avendo più a soffrire dal contatto delle acque, questi edifici hanno molto meglio sfidato il tempo delle costruzioni della pianura.
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