Ad una trentina di chilometri dall’est, il borgo di Sabderat, i cui artigiani sono tessitori di stoffe, tagliano il cuoio, cuciscono pantofole, ricorda le atrocità del defterdar, che trucidò tutti gli abitanti e fece innalzare in quel luogo piramidi di cadaveri per appestare l’atmosfera ed impedire che il paese si ripopolasse. Al nord si succedono i due grossi villaggi hadendoa di Miktinab e di Filik, i quali hanno importanza come luoghi di mercato. Al sud-est, coltivatori bazen, a metà convertiti all’Islam, popolano il villaggio di Elit, fabbricato a 400 metri sopra la pianura, su di una terrazza quasi inaccessibile, a mezza altezza di una montagna di granito traforata alla sua cima da un bacino coltivato di forma quadrangolare; la «caldaja» d’Elit, è probabilmente una polta come se ne mostrano frequentemente nelle roccie perforate da grotte. Al nord d’Elit, già sul versante del khôr Barka, il villaggio di Algaden o Algeden, che si compone di capanne sparpagliate fra i blocchi rotolati, sulle pendici della montagna di Dablot o Doblut, domina un immenso orizzonte di colline e di pianure fra i due corsi d’acqua, Mâreb e Barka. Algaden sta sul cammino dei Takruri, i quali vanno in pellegrinaggio alla Mecca, e che di villaggio in villaggio pagano il loro scotto con prediche, preghiere, amuleti(555); essi hanno convertito la popolazione d’Algaden, in gran parte d’origine bazen. In una pianura vicina, gli abitanti di Algaden e di Sabderat riportarono, verso il 1870, una sanguinosa vittoria su di un esercito di Abissini, che lasciarono diecimila dei loro sul campo della strage(556). Al sud-ovest d’Algaden, nel paese dei Barea, fra Gach e Barka, gli Egiziani avevano ultimamente fondate due stazioni militari, Kufit e Amideb.
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