Prima della guerra, 20,000 cammelli carichi di gomma, facevano ogni anno il tragitto del deserto fra le due città(559).
Suakin o Sawakin è il porto più sicuro di tutto il mar Rosso. Per la disposizione dei luoghi, rassomiglia a quello di Massaua. La zona litoranea dei banchi di corallo è interrotta da un canale tortuoso che penetra a 4 chilometri nell’interno del territorio e termina in un bacino di forma ovale che ha circa due chilometri dal nord al sud. All’ovest i banchi di sabbia che ristringono la distesa d’acqua, continuano su spiaggie ricoperte di paletuvieri. Due isole rotonde, in parte orlate da scogli, sorpassano di qualche metro il livello del bacino; una di quelle isole, quella di Sceik-Abdallà, non ha altre costruzioni che sepolcri; l’altra, più al sud, racchiude la città di Suakin, propriamente detta. Gli è fra queste due isole che si trova il porto principale, ma le navi che hanno bisogno di molto fondo possono egualmente approdare al nord dell’isola di Sceik-Abdallà: in quella specie di lago che da ogni parte sembra racchiuso dalla terra, le imbarcazioni sono perfettamente al riparo dai venti e dal mare. Il porto, aperto in mezzo a paraggi molto pericolosi per la quantità degli scogli, merita assai bene il titolo di «porto degli Dei Salvatori» che diversi autori credono gli sia stato dato al tempo dei Tolomei. Prima degli avvenimenti della guerra che valse a Suakin un nome così rimbombante nella storia
N. 75. — SUAKIN NEL 1882. [vedi 075.png]
contemporanea, il movimento della navigazione era annualmente di una dozzina di battelli a vapore e all’incirca trecento barche arabe che portavano riso, datteri, sale, cauri e merci europee, e prendevano in cambio schiavi, muli, bestie feroci e parecchie derrate della regione dei primi monti etiopici: gomma, avorio, penne di struzzo, pelli, cera, muschio, cereali e caffè(560). Suakin è il porto d’imbarco dei pellegrini per la Mecca, in numero di sei o settemila per anno; la traversata del mar Rosso, fino al porto di Giedda, è di circa 350 chilometri, compresivi i rigiri nelle scogliere.
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