A 200 chilometri in media all’occidente del Nilo, la regione intermedia del Cordofan si rialza in gruppi di montagne, le cui cime hanno qualche centinaia di metri al disopra della pianura. Al nord-ovest del paese, il Giebel-Katul e il Giebel-Kagia sono difesi dalla parte della pianura da roccie abbastanza dirupate, perchè tribù indipendenti abbiano potuto trovarvi un asilo contro i loro vicini; al nord alcuni gruppi isolati, come il Gebel-Haraza, dalle roccie di granito, dominano la strada serpeggiante delle carovane fra El-Obeid e Dongola. Al centro del Cordofan, il Gebel-Deyer, che copre uno spazio di circa 500 chilometri quadrati, innalza le sue vette a più di 800 metri di altitudine, come dire a 300 metri al disopra delle steppe circostanti. Le sue mura esteriori gli formano come una cintura, rotta da poche breccie; ma nell’interno, dicono gli indigeni, si apre una valle profonda, bacino zampillante di acque, pieno di luoghi ombrosi che i nomadi delle vicinanze descrivono come un paradiso. Al sud di questo gruppo, la steppa non si sviluppa più, come nel nord del Cordofan, in lunghe onde monotone, senz’altra vegetazione arborescente fuorchè boschetti di piccole acacie e qua e là un baobab dai rami angolosi profilantisi sull’orizzonte; è una pianura unita, fertile, piena di boschi, di dove si vedono, circondati alla base da un cerchio verde, i coni azzurrognoli dei monti Tagala, allineati dal nord al sud, sopra uno spazio d’almeno 50 chilometri verso le steppe percorse dai Baggara.
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