Però vi sono alcuni villaggi di Nuba, i quali, mediante un tributo, vivono in pace coi vicini della pianura e possono recarsi ai mercati per vendervi le loro derrate. I Nuba si vestono come gli Arabi, ma non s’intrecciano i capelli; essi sono completamente neri, e le loro mascelle sono molto sporgenti; essi non hanno quella finezza di lineamenti che distingue i Nubiani rivieraschi del Nilo. Secondo la testimonianza di Munzinger, essi sarebbero anche fra i meno intelligenti abitanti della Nigrizia; come schiavi non si possono impiegare che nei lavori grossolani di forza e di pratica, ma sono benevoli, onesti, costanti nell’amicizia. Quando si trovano accanto a maomettani, i Nuba si dicono i servi di Allah; ma non pare gli rendano culto; i loro soli sacerdoti sono i «fattori di pioggia», maghi che guariscono le malattie con gesti e con incantesimi; le pratiche della circoncisione sono anteriori presso di loro all’influenza dell’Islam. I vocabolari di Munzinger, di Russegger, di Rüppell, di Brugsch provano che il dialetto dei Nuba si scosta ben poco da quello dei Nubiani nilotici; le principali differenze riguardano certe parti del vocabolario. All’ovest dei Nuba vivono popolazioni ancora più selvaggie, i Gnuma, negri di alta statura che non portano alcun indumento(573). Si racconta di questi popoli, che uccidono i vecchi, gli infermi e gli ammalati attaccati da una affezione contagiosa, allo scopo di affrettare il loro viaggio in un mondo migliore; accanto al cadavere mettono nella fossa dei viveri, una pipa di tabacco, armi, e due paia di sandali(574).
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