Sull’altipiano dei Tagala si elevano qua e là colline dirupate, ciascuna delle quali ha sulla sua cresta un piccolo villaggio circondato da mura e da cespugli spinosi: è l’acropoli del comune; sotterranei scavati nel masso, e comunicanti coll’esterno per mezzo di uscite nascoste, nascondono le provvigioni e servono talora di rifugio agli abitanti. Per dare un’idea del gran numero di villaggi fortificati che abitano i Tagala, si dice che il loro paese, non ha meno di «novantanove montagne»; il paese dei Nuba, più vasto, ne avrebbe cento(577). Il paese dei Tagala potrebbe diventare il più ricco del Cordofan; il terreno è fertile e relativamente bene
IL GIEBEL-AIN. Disegno di T. Weber, secondo Marno. [vedi figura 431.png]
inaffiato, gli abitanti sono ingegnosi e, quasi soli fra le tribù del Cordofan, hanno imparato a coltivare le pendici troppo ripide, col mezzo di terrazze sostenute da muri in pietre asciutte(578); il piccolo gruppo di Wadelka, al sud-est dei monti Tagala, è anch’esso circondato da gradini regolari, come le nostre prealpi, al disopra della pianura lombarda. Assai abili fabbri ferrai, i Tagala importano ferro onde fabbricare armi, e strumenti da lavoro; ma i giacimenti di rame che esistono nelle montagne sono anche meno sfruttati delle sabbie aurifere del paese dei Nuba. L’oro del Cordofan non è apprezzato quanto quello del Fazogl, in causa del suo colore(579).
Le regioni coltivate del Cordofan sono da tutti i lati circondate da popolazioni nomadi, conosciute in generale sotto il nome di Beduini e divise in due gruppi principali di tribù, al nord i Kababich o «Caprai», al sud i Baggara o «Vaccari» Questi nomi, che indicano semplicemente il lavoro ed il genere di vita delle tribù, non implicano alcuna differenza di razza, e forse Kababich e Baggara appartengono ad uno stesso stipite etnico; secondo Brun-Rollet, i Baggari si attribuiscono il nome di Gema(580). Le differenze del suolo e del clima hanno dovuto riprodursi nella differenza delle occupazioni: la capra ed il cammello prosperano nelle pianure settentrionali, quasi tutte ondulate; le bestie cornute hanno acqua a sufficienza solamente nelle steppe del mezzodì. Tutti i «Beduini» del Cordofan, si dicono di origine araba e tutti parlano infatti la lingua del Profeta; ma, come nota Munzinger, «l’idioma non ha che una importanza secondaria in etnologia; è il modo con cui lo si parla che è il fatto caratteristico». Ora, di tutti gli «Arabi» delle regioni nilotiche, i Baggara, e dopo di essi i Kababich, sono quelli la cui pronuncia differenzia maggiormente da quella degli Arabi peninsulari; gran numero di suoni usuali nella lingua classica sono loro ignoti, ed altri suoni li sostituiscono, forse eredità della loro lingua scomparsa.
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