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      I Kababich, più inciviliti, grazie alla loro posizione geografica, non si occupano unicamente dell’allevamento della capra e del cammello; essi coltivano pure il suolo nelle bassure alle sponde del Nilo, e vi fondano villaggi permanenti; guide prudenti, accompagnano le carovane di El-Obeid alle stazioni del Nilo. Alcune tribù dei Kababich portano immensi cappelli simili a quelli dei Kabili di Tunisi e di Algeri(581). I Baggara non hanno altre occupazioni se non quelle di condurre al pascolo il loro bestiame, di cacciare l’elefante, il bufalo e gli altri grossi animali, e talvolta di scagliarsi addosso al nemico. Appena i pascoli non offrono più un nutrimento sufficiente alle loro greggi, o appena il tafano si inviperisce a perseguitare il bestiame, essi levano il loro accampamento, o fergan, caricano sui buoi le stuoie che avevano disposte in forma di tende, e, seguìti dalla muta feroce dei loro piccoli cani, emigrano verso un’altra parte della steppa. Carlo Piaggia incontrò una di coteste carovane di Baggara fuggitivi, la quale si svolgeva per una larghezza di circa 4 chilometri; fra uomini e bestiami contava almeno cinquantamila individui; come trascinati dalla colonna d’aria spostata dalla carovana, miriadi d’uccelli turbinavano attorno agli animali, sbarazzandoli dei loro parassiti(582). La maggior parte dei Baggara hanno la pelle rossa dell’indigeno americano(583), e per la forma atletica del petto e delle spalle, l’eleganza delle mani e dei piedi, hanno pochi rivali fra gli uomini.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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