Egli fissa il sole, poi si vela il volto, aspettando che la sabbia portata dal vento della sera, venga a ricoprirlo; fors’anche le iene incomincieranno a farlo a brani prima che abbia esalato l’ultimo respiro. Ma morrà senza un lamento, il còmpito della sua esistenza essendo finito(586).
N. 78. — EL-OBEID. [vedi 078.png]
La capitale della provincia del Cordofan, che fu residenza del Mahdi, El-Obeid, chiamata Lobeit da tutti gli indigeni, occupa la situazione precisa dove si trovano riunite le condizioni necessarie per la fondazione di una città; distrutta di nuovo, come lo fu nel 1821, all’arrivo dei «Turchi», essa rinascerebbe allo stesso posto o nell’immediata vicinanza. El-Obeid è fabbricata in una delle parti del Cordofan dove la pioggia cade con più abbondanza; il caldo vi è anche meno forte che altrove, perchè l’altitudine della città è di 579 metri, epperciò non si hanno a scalare montagne per raggiungere il bacino dove essa si trova; in questa regione i monti isolati o disposti in filari, lasciano la marcia aperta in tutti i sensi, e le strade delle carovane vi convergono senza incontrare ostacoli. All’ovest del Nilo, El-Obeid è la prima stazione di riposo e di riorganizzazione sulla strada del Fôr, del Wadai e dell’Africa occidentale; le sue relazioni principali non sono con Chartum, ma coi villaggi situati all’estremità del gran meandro descritto dal fiume a monte di Dongola. Come le cateratte del Nilo aumentano di molto i prezzi di trasporto, le carovane provenienti dall’Egitto hanno interesse a prendere la via del deserto, al sud ovest verso Chartum, al sud verso El-Obeid; nelle due città, gli oggetti di fabbrica europea erano all’incirca allo stesso prezzo prima della insurrezione del Cordofan.
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