Quando i venti del nord hanno la preponderanza nella zona intermedia e respingono le correnti opposte al sud della linea ordinaria, la siccità diventa generale, trascinando seco per i Nubiani lontani dal Nilo la carestia, l’esilio volontario o il brigantaggio(638).
La regione delle montagne litoranee, nelle adiacenze del mar Rosso, è più favorita dei paesi dell’interno. L’abbondanza dei vapori in quella zona litoranea asseconda la penetrazione verso il nord dei venti piovosi; in luogo di fermarsi al 17.° grado di latitudine, essi si propagano sino al 21.° grado, ed anche di là da questo limite le pioggie occasionali sono frequenti; ma, portate dai venti del nord, cadono nell’inverno, mentre al sud i venti opposti le precipitano di estate. Da questa abbondanza relativa di pioggie, sulla regione del litorale, risulta un grande contrasto tra i paesi della Nubia che avvicinano il mar Rosso e quelli dell’interno. All’est, gli Arabi nomadi trovano fontane a sufficienza, pozzi e pascoli per le loro greggie; ma all’ovest non si vedono che roccie e sabbie, e di rado lo sguardo del viaggiatore può riposarsi su boschetti di palmizi o di mimose, o su qualche arbusto rampicante in riva ad un uadi; ma vi sono anni di siccità così completi che nessun pastore può avventurarsi nel deserto.
Così la Nubia offre divisioni naturali ben delineate. La parte meridionale del paese, comprendente tutta quanta la penisola di Baiuda, è una contrada di steppe; il litorale del mar Rosso presenta un carattere analogo; tutto il resto è il deserto, l’atmur, eccettuata la valle del Nilo, verdeggiante e popolata tra le due cupe solitudini.
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