Allegri, curiosi, ciarlieri, discorrono con spirito; poco religiosi la maggior parte, serbano ancora parecchie pratiche di origine assai anteriore all’Islam: così non uccidono le pernici, che sono per essi uccelli sacri; rispettano pure i serpenti(658). Dal punto di vista della lingua, come sotto l’aspetto geografico, i Bisciarini uniscono le popolazioni hamitiche agli Egiziani: nel loro antico idioma sono redatte le descrizioni geroglifiche e demotiche degli Etiopi di Meroe(659). Presso i Bisciarini, la proprietà non è personale: essa non è divisa che tra la famiglia e la tribù: sono i gruppi, non gli individui, che posseggono; inoltre, alcune parti della steppa sono considerate come proprietà comune e tutte le tribù hanno il diritto di venirvi a pascolare. I Bisciarini hanno regole di duello che dànno prova di gran coraggio. Ciascuno a sua volta prende il coltello e lo conficca nel corpo del suo avversario in modo da non ferirlo mortalmente. I seniori giudicano dei colpi, lodano o biasimano l’attitudine dei combattenti e li separano allorchè sembra abbiano soddisfatto all’onore. In qualche tribù l’adulterio è tenuto come delitto di poca importanza; la nobiltà della razza si trasmette per mezzo delle donne(660).
BISCIARI, CONDUTTORE DI CAMMELLI. Disegno di Sirouy, da una fotografia del signor Riccardo Buchta. [vedi figura 477.png]
Gli Ababdè, altri «Arabi» di origine africana, probabilmente i Gebadei di Plinio, sarebbero stati in numero di circa 40,000 all’epoca del viaggio di Russegger; ma pare abbiano diminuito di molto, senza dubbio confondendosi coi Bisciarini, dei quali erano, all’epoca della loro potenza, i nemici ereditari.
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