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      Più al nord si trovano altre oasi di mediocre grandezza. Quella di Selimeh, da cui passa la strada delle carovane, tra Assuan ed il Darfur, non aveva alcuna popolazione fissa in un’epoca recente, quantunque abbia buona acqua e boschetti di palme coprano di ombra le sue fontane. All’epoca del viaggio di Browne, alla fine del secolo scorso, essa non avrebbe avuto che pascoli; ma Cailliaud, nel 1822, vi scorse tamarischi e qualche centinaio di palme che erano state probabilmente piantate da poco tempo. Gli Inglesi avrebbero, si dice, il progetto di elevare un fortino, e mantenere una guarnigione permanente nell’oasi di Selimeh per dominare la strada del Darfur e tenere in freno le popolazioni vicine nelle valli del Nilo.
      La strada ordinaria dal fiume all’oasi di Selimeh, parte dal villaggio di Soleb, a valle della terza cateratta. Le rovine di un tempio, uno dei più vasti e dei più belli che l’arte egizia abbia lasciato nella Nubia, dominano le case del villaggio; le colonne rimaste in piedi rammentano quelle dei templi greci; ma le sculture e le iscrizioni in onore di Amenemha III, sono poco numerose e l’interno dell’edificio non è che un caos di macerie. Più lungi, sulla riva destra, si trovano i propilei scolpiti del tempio di Amarah, attorniato da palme, che producono i datteri più stimati di tutta la Nubia. Ivi incomincia la regione delle gole e delle rapide, chiamata il «Ventre delle Pietre» dagli Arabi; le rive discoscese si accostano quasi a chiudere la valle; ma la coltivazione non cessa in riva al fiume.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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