Dall’Egitto ci viene la scrittura, modificata dopo dai Fenici, e da essi comunicata a tutti i popoli del Mediterraneo; la forma stessa del nostro pensiero ha preso la sua origine sulle rive del Nilo. Senza dubbio l’umanità ignora la sua prima età, e nessuno può affermare che la civiltà sia nata in Egitto; ma noi non la possiamo seguire nelle età anteriori agli annali egiziani; le piramidi sono per noi i limiti dei tempi(678).
Gli Egiziani non avevano cronologia, propriamente detta, perchè essi dividevano il tempo secondo gli anni di regno dei sovrani che si succedevano sul trono(679); ma le date incerte, che dà la successione dei regni indicata parzialmente sugli edifici e riportata dal sacerdote Manetone, sotto Tolomeo Filadelfo, possono essere controllate da alcune date più certe, quelle dei fenomeni astronomici. Così il Biot, discutendo i geroglifici tradotti da Emanuele de Rougè, ha potuto fissare, nella storia dell’Egitto, tre date comprese tra il quindicesimo e il tredicesimo secolo dell’êra antica(680); nella serie dei tempi, gli annali egiziani ci mostrano un punto conosciuto, anteriore di tre secoli all’êra caldaica di Nabonassar, che un’altra coincidenza astronomica ha permesso di collocare nel 746. Nel modo stesso Chabas ha trovato in un papiro «medico» della biblioteca di Lipsia, il cartello di Menkerâ o Mycerinus, seguìto dal cenno del levarsi eliaco di Soti o Sirio, che sarebbe avvenuto nel nono anno del regno; se l’interpretazione del testo è esatta, il calcolo giungerebbe a fissare quella data tra l’anno 3007 e l’anno 3010 dell’êra antica, cioè a mille anni dopo l’epoca attribuita al regno di Menkerâ, nella tavola cronologica di Mariette.
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