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      Non si sa; ma è certo che le più antiche costruzioni lasciate da essi, specialmente la piramide a gradini di Saqqarah ed il tempio di Armakhis, presso la grande sfinge, dànno prova di una civiltà già sicura di sè; nessuna statua egiziana è più piena di vita, più vicina alla grande arte, di quella di Kefreni, eppure è una delle più vetuste! Ai primi tempi della storia egiziana, i dipinti che ricoprono le mura delle necropoli dimostrano come la filosofia degli Egiziani era umana e razionale, non rassomigliava in nulla, come dice Mariette, al feticismo mistico nato a Tebe venti secoli più tardi: l’epoca la più perfetta sotto ogni punto di vista, è precisamente la più antica che ci sia nota. Quando l’Egitto entrò in uno di quei periodi di dominazione bellicosa che tanti uomini considerano ancora come l’indizio della vera grandezza, i sovrani dell’Egitto potevano utilizzare per le loro conquiste la forza di impulso che dava ai loro eserciti una civilizzazione anteriormente acquistata, ed il loro impero si spiegò al di là dei limiti naturali del bacino niliaco, sino in Asia. Secondo Mariette e la maggior parte degli egittologi, la monarchia dei Faraoni, all’epoca della sua maggior potenza, abbracciò tutto lo spazio compreso fra i paesi equatoriali dell’alto Nilo ed i litorali del mar Caspio, tra le rive dell’Oceano delle Indie e le montagne del Caucaso. Ma le spedizioni guerresche sono sempre il segnale precursore della decadenza; sotto il conquistatore Ramsete II, la caduta è rapida, e, negli ultimi anni del suo regno, si vedono comparire opere barbare, «scolture della più strana rozzezza»(684). La forza proveniente da una civiltà superiore finisce per esaurirsi, e l’Egitto a sua volta fu conquistato: da più di ventidue secoli non cessò di trovarsi sotto il dominio di dinastie straniere.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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