Ma è sovratutto all’est che le rive prendono qua e là un aspetto grandioso, quantunque in nessun luogo si rialzino a montagne; bisogna recarsi ad una certa distanza dal Nilo, nelle vicinanze del mar Rosso, per raggiungere la catena litoranea, d’altronde molto imperfettamente esplorata, che continua nella direzione del nord le montagne dell’Etbai; talune di queste cime si eleverebbero, si dice, a 2000 metri. Queste alture del deserto «arabico», generalmente indicate sotto il nome di El-Gebel, o «le Montagne», si compongono di roccie cristalline, granito, gneiss, micaschisto, porfiro e diorite: esse formano parecchi gruppi distinti, separati gli uni dagli altri dai rami di uadi sabbiosi. Uno di questi gruppi, nell’Egitto meridionale, dà origine alla catena trasversale delle Cateratte, che limita la Nubia propriamente detta e va a raggiungere la catena libica alla porta di Assuan: là, nelle roccie di sienite e di granito, circondate dalle rapide, si trovano le celebri cave ora abbandonate, dove i Faraoni facevano tagliare i monoliti enormi per gli obelischi e le statue. Dalla parte dell’est, lo stesso gruppo che dà origine alla catena delle Cateratte proietta nel mar Rosso una penisola triangolare, terminata dal promontorio di Ras-Benas, e che protegge a sud il golfo di Umm el-Ketef, che è l’antico porto di Berenice.
Al nord della frontiera nubiana, dove le roccie cristalline occupano tutta la larghezza del territorio egiziano, la zona delle formazioni granitiche si restringe gradatamente, pur mantenendo i suoi principali culmini nelle vicinanze del mare.
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