Al nord le ultime roccie, che terminano al Cairo stesso col Gebel-Mokattam o i «monti Scritti», sono pressochè intieramente composte di nummoliti, d’ostrea, di cerithium e d’altre conchiglie, unite da un cemento calcare; grazie all’abbondanza dei loro fossili e delle loro concrezioni, sono un «Eldorado» per i geologi. Questi strati nummolitici racchiudono in certi luoghi alabastri trasparenti della maggiore bellezza; tali sono, all’ovest di Beni-Suef, quelli del Gebel-Urakam, di dove si trassero i materiali adoperati per la moschea di Mohammed-Ali, alla cittadella del Cairo; tali sono pure, più al sud, gli alabastri rinomati dalla città di Alabastron, il cui sito era poco distante dal luogo dove si trova adesso la città di Minieh. Ma più importanti di cotesti scavi di lusso sono le cave di pietre da taglio lunghesso il Nilo, specie quelle di Turah e di Masarah: dalle piramidi innalzate dall’altra parte del fiume si può giudicare degli scavi che si sono dovuti fare da seimila anni in quelle cave di nummoliti che hanno egualmente fornito i materiali a Menfi ed al Cairo.
Le colline libiche sono più basse di quelle della riva «arabica». Nel suo insieme, il rilievo dell’Egitto offre l’aspetto di un piano inclinato nel senso dall’est all’ovest; dalla cresta formata dalla catena litoranea, i gruppi e gli altipiani vanno diminuendo gradatamente di altezza sino alla valle del Nilo; dall’orlo occidentale di questa valle fino alle oasi, il suolo si abbassa del pari e finisce anche per trovarsi a un livello inferiore a quello del mare.
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