Gli indigeni hanno leggende che raccontano il prosciugamento di quel fiume, ora senz’acqua; e, sino ad un’epoca recente, la maggior parte dei viaggiatori cercavano ancora le traccie del Nilo nelle oasi del deserto libico; anche su carte contemporanee, il corso del Bahr-Belâ-mâ è tracciato di valle in valle come se fosse stato riconosciuto il suo andamento. È veramente assai probabile che, ad un’epoca geologica anteriore, acque fluviali o marine, scavando valli e strette, passassero nelle regioni occupate nei giorni nostri dalle oasi; ma, durante il periodo attuale, nè un braccio del Nilo, nè un golfo del Mediterraneo sono penetrati in quelle depressioni del deserto, perchè non vi si trova nè limo di origine fluviale, nè detriti marittimi contenenti conchiglie contemporanee(703); tuttavia le acque termali delle oasi contengono specie animali che appartengono tanto al Mediterraneo, come al mar Rosso: tali i due piccoli pesci chiamati cyprinodon dispar e cyprinodon calaritanus(704). Ma, se le oasi sono indipendenti dal Nilo attuale per la loro formazione, è possibile che esse siano in rapporto col fiume per via delle acque che alimentano le loro palme. Infatti, le sorgenti abbandonate che scaturiscono nelle oasi di Dakhel e di Farafreh non potrebbero avere la loro origine nel paese, perchè le pioggie vi sono rarissime. Gli abitanti credono fermamente che queste acque siano alimentate dal Nilo e pretendono anzi di avere notato una certa recrudescenza negli zampilli delle loro fontane all’epoca delle piene del fiume, ciò che parrebbe d’altronde assai sorprendente, poichè il movimento delle acque sotterranee dev’essere in modo singolare ritardato dalle sabbie che hanno da attraversare.
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