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All’ovest delle oasi, il deserto di Libia non fu ancora attraversato dagli esploratori nella direzione dell’oasi di Kufra e del Fezzan; uno spazio di almeno un milione di chilometri quadrati inospitale, che neppure un viaggiatore fornito delle risorse dell’industria moderna potrebbe superare, si stende in quella parte dell’Africa, separando completamente l’Egitto e la Cirenaica dalle contrade in riva allo Tzadè. Gli abitanti delle oasi egiziane nulla possono dire ai viaggiatori di quelle regioni misteriose e terribili che limitano il loro orizzonte e nelle quali si guardano bene dallo arrischiarsi; essi raccontano soltanto qualche leggenda bizzarra senza valore storico. Nel 1874, Rohlfs, Zittel ed altri esploratori tedeschi tentarono invano di attraversare quel deserto in linea retta per giungere al Fezzan; in previsione di un lungo viaggio, essi si facevano seguire da un intiero convoglio di cammelli carichi d’acqua chiusa in casse di ferro, rivestite internamente di stagno; ma, dopo sei giorni di marcia da Dakhel, compresero essere impossibile ai loro cammelli passare oltre alle successive file di dune che loro sbarravano la strada nella direzione del Fezzan, e si ripiegarono verso il nord per cercarvi un rifugio nell’oasi di Siuah, dove essi giunsero il ventiduesimo giorno dopo l’ultima volta che avevano provato ad attingere acqua, non avendo veduto, nelle loro escursioni nella pianura, che le sabbie, le rupi e l’«acqua di Satana» mostrata dal miraggio.
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