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      Di inverno l’identica ragione dà allo stesso modo la preponderanza ai venti del nord su quelli del sud; soltanto dalla fine di marzo al principio di maggio, la lotta si stabilisce tra le opposte correnti, e spesso in quella stagione l’Egitto è sottoposto all’influenza del vento dei «cinquanta giorni», quantunque soffi raramente durante un così lungo periodo; d’altronde non regna mai durante la notte. Il caldo soffio del kamsin è disseccante, carico di polvere: secondo il Pictet, un metro cubo d’aria ne contiene fino ad un grammo. Accade talora che quel vento merita il nome di simun o «veleno»; si citano numerosi esempi di carovane e di viaggiatori, i quali, anche nel basso Egitto, hanno perduto i loro animali da soma, uccisi dal soffio avvelenato del vento carico di polvere(713). In media, la frequenza dei venti del nord al Cairo è sei volte più considerevole di quella dei venti del sud. Man mano che si risale il Nilo e ci andiamo accostando alle regioni equatoriali, l’equilibrio tende a ristabilirsi fra le due correnti contrarie; nella Nubia la bilancia è a un dipresso eguale tra i venti del nord o d’inverno ed i venti del sud o d’estate.
      La regione del delta egiziano partecipa del clima della zona mediterranea. L’estate e l’inverno vi si succedono come nell’Europa meridionale, se non che le stagioni intermedie di autunno e di primavera sono ridotte ad una rapida transazione(714). L’estate egiziana, durante la quale s’ingrossa il Nilo, inondando il territorio, è il periodo in cui il cielo è più chiaro; tuttavia l’umidità dell’aria è notevole e spesso vicina al punto di saturazione: sulla riva del mar Rosso specialmente, ci troviamo come in un bagno a vapore.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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