Spesso si pretende che le piantagioni di gelsi e di altri alberi fatte da Mohammed-Alì abbiano avuto come conseguenza immediata l’accrescersi delle pioggie; i grandi progressi delle coltivazioni durante l’attuale generazione avrebbero ottenuto gli stessi risultati; ma queste affermazioni si basano su impressioni affatto personali, le quali non furono ancora corroborate di osservazioni continuate. Puossi allo stesso modo domandare se il clima locale dell’istmo di Suez non sia stato leggermente modificato dopo la costruzione dei canali d’acqua dolce e d’acqua salsa. Un’opera, gigantesca senza dubbio all’occhio umano, ma insignificante in confronto alla superficie dei mari, ha essa potuto, fuorchè nella immediata vicinanza del canale, moderare le variazioni di caldo e di freddo, rendere l’atmosfera più umida, accrescere la frequenza e la durata delle pioggie?
Pochi paesi al mondo, di qua dalla zona glaciale, sono meno ricchi dell’Egitto di specie vegetali. L’uniformità della pianura, la poca varietà nella composizione chimica del terreno, la mancanza di colline e di montagne bene irrigate, la regolarità della coltivazione, tutto concorre a restringere la flora. Da migliaia di anni, gli agricoltori hanno distrutto le foreste, a meno non si considerino come tali gli spazi disseminati di sunt (acacia nilotica), l’albero del cui legno un giorno sacro gli Ebrei si servirono per fare l’arca dell’alleanza(725). La legna era talmente preziosa in Egitto, che i barcaiuoli fabbricavano le sponde dei loro battelli con sterco di vacca impastato con terra e foglie disseccate.
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