Le iene sono comuni in sui confini del deserto; degli altri animali selvatici, non si sono conservati che specie piccole, il caracallo, lo sciacallo, la volpe, il «gatto delle steppe», che si crede l’antenato del nostro gatto domestico, il furetto e l’icneumone o «sorcio di Faraone». Il cane-volpino, rappresentato sui bassorilievi dei templi e nelle pitture degli ipogei, vive in Egitto in libertà e si arrischia sino ai limiti del deserto; le razze di levrieri, scolpite sui monumenti, si sono pure mantenute in Egitto. I cinghiali si intanano nelle forre di canneti del basso Nilo, quantunque gli antichi bassorilievi non raffigurino quell’animale(735). Nelle solitudini vicine ai luoghi coltivati, le antilopi, discendenti da una razza che gli Egiziani di altri tempi avevano addomesticato(736), sono numerose e rappresentate da varie specie, che quasi tutte si sono accomunate nell’ambiente, per il colore della pelle identico alla tinta del terreno; così i sorci e tutti gli altri roditori, i rettili, gli insetti hanno un colore grigio o giallastro che li fa confondere con la sabbia o le rupi del deserto. Il mondo degli uccelli egiziani è molto interessante per le sue razze europee, come la cicogna e la quaglia, che attraversano il Mediterraneo due volte all’anno, alla primavera per godere in Europa la frescura dei climi temperati, in autunno per riprendere i loro nidi sulle rive del Nilo, e persino al piede dei monti etiopici, lontano dal freddo del nord. Fra gli uccelli sedentari dell’Egitto sono numerose le forme speciali, e molti hanno una rara bellezza: le aquile bianche turbinano nell’aria, e la nettarina metallica, graziosa come il colibrì d’America, svolazza com’esso attorno ai fiori.
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