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I «lavoratori», o fellahini, appartengono, come i Cofti, alla razza indigena, più o meno modificata dagli incrociamenti: quelli fra essi che vivono fuori delle grandi città, il Cairo od Alessandria, si attribuiscono il nome di Aulad-Masr, cioè «figli di Masr», o Egiziani. Come i loro antenati, Cofti e fellahini, hanno in generale la statura media, da metri 1,60 a metri 1,62, il corpo svelto, agili e forti le membra. La loro testa è di un bell’ovale, larga la fronte, regolare il naso, arrotondato all’estremità, dilatate le narici, larghe le labbra, ma ben tagliate, grandi gli occhi, neri e vellutati, colle palpebre leggermente arrovesciate. La maggior parte dei fanciulli sono gracili e musoni; hanno l’occhio vitreo, colorito slavato, il ventre rigonfio; ma quelli tra di loro che resistono alle varie malattie dell’infanzia, diventano belli e forti; vi è da stupirsi che così magnifici giovanotti, così ammirabili fanciulli abbiano potuto crescere nelle capanne fangose dei villaggi(747). Molto frequentemente si incontrano uomini di una vera bellezza, che rammenta i lineamenti delle sfingi, e la maggioranza delle donne ha un volto grazioso, un piglio elegante e fiero; non vi ha quadro più delizioso di quello di una giovane madre che porta il suo bambino nudo a cavalcioni sulla spalla. Nella campagna le donne non si velano il viso così severamente come nelle città; quasi tutte si tingono le labbra in azzurro carico e si screziano il mento con un fiore; alcune si adornano in simile guisa la fronte ed altre parti del corpo; inoltre, quelle che non sono cadute nella estrema povertà, portano diademi di perle, vere o false, di zecchini o di dischi dorati; tutta la fortuna della famiglia serve ad abbellirle.
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