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Le prime coltivazioni sefi si fecero sotto Mohammed-Ali quando si iniziarono le piantagioni di alberi di cotone Jumel, ed anche adesso sono quasi unicamente i prodotti di gran valore, il sesamo, lo zucchero, il cotone, che si ottengono nei terreni sefi irrigati per lo spazio di tre mesi, prima dell’epoca dell’inondazione ordinaria. Cosicchè la piccola proprietà non ha alcuna parte in questa campagna irrigata all’epoca delle basse acque; i grandi dello Stato, i ricchi banchieri ai quali l’Egitto paga gli interessi del debito, approfittano soli di questi raccolti industriali. Però essi non sono i soli a far fronte alle spese di manutenzione, che sono enormi, poichè i fanghi che si accumulano nei fossati in molti luoghi li colmano; un solo anno basterebbe per cambiare un canale sefi in un semplice scolo nili, se le ciurme di fellahini non fossero impiegate per settimane e mesi a vuotare quelle fosse. L’assieme dei canali sefi rappresenta una massa di sterri uguale ad una volta e mezzo quella del canale di Suez, e, ogni anno, la massa di terra e di fango che bisogna spostare per ripulire le fosse ammonta a un terzo dello sterro primitivo. Per questi lavori enormi si domanda il concorso dell’intera popolazione; il lavoro giornaliero di un fellah non bastando in media che per lo spostamento di mezzo metro cubo di terra, di tre quarti di metro al più, nelle circostanze eccezionali, bisogna contare a diecine di milioni le giornate di lavoro: nel 1872, Linant de Bellefonds calcolava a 450,000 uomini il numero dei lavoranti impiegati ogni anno, durante una media di due mesi, a curare i canali di estate(776), ed ogni fellah deve inoltre occuparsi a pulire i canali nili del suo paese, nonchè lo scolo particolare che porta acque al suo campo.
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