Per un solo canale, il Mahmudieh, Mohammed-Ali impiegò 313,000 servi(777).
Le piene eccezionali del Nilo potrebbero essere uno spaventevole disastro per il paese se le dighe non fossero mantenute con cura e anche rialzate nelle circostanze pericolose. Nel 1874 tutto il raccolto estivo, zucchero, cotone, durra, mais, era minacciato da una completa distruzione, e sarebbe andata perduta tutta la ricchezza del paese, se la popolazione, commossa dal sentimento del comune pericolo, non l’avesse senza tregua difesa contro le acque crescenti. Per più di un mese oltre a centomila uomini lavorarono a consolidare e rifare gli argini, in guisa da tenere costantemente testa al fiume. Spesso il terzo della popolazione fu occupata nel tempo stesso a lottare contro il Nilo; negli anni normali, il governo chiama a prestar servizio 160,000 servi agricoli, ripartiti a un dipresso egualmente fra il basso e l’alto Egitto(778). La lotta incessante per accomodare il suolo alle acque fluviali rado ha un carattere spontaneo. Chiamati dall’obbligo del servizio personale, non ricevendo altro regalo dal governo che la pala e un canestro di foglie di palma, i contadini di ciascun comune si recano in corpo al cantiere preceduti dal loro sceik-el-beled, o sindaco, e spesso sono seguìti dalle donne e dai fanciulli: gli accampamenti improvvisati si stabiliscono in riva all’argine, e gli operai scendono nel canale per iscavare nella mota e recare un po’ di terra sulla loro testa, a dieci, a dodici e anche a sedici metri di altezza, fin sul tergo della diga; le donne fanno la cucina, cioè preparano la galletta di durra al loro fuoco di escrementi di animali; i fanciulli si trastullano nella sabbia; soldati armati passeggiano silenziosamente sull’argine.
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Mahmudieh Mohammed-Ali Nilo Nilo Egitto
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