Pareva che dopo la dimostrazione di un fatto così importante di geografia fisica non restasse altro che procedere allo scavo del canale diretto: ma il primo progetto che presentò uno dei collaboratori nell’impresa del rilievo, il signor Paolo Talabot, contemplava la costruzione di un canale da Suez ad Alessandria per il Cairo. Questo progetto, che fu ripreso di recente da alcuni ingegneri inglesi, quasi in
N. 94. — PROGETTO D’UN CANALE D’ACQUA DOLCE DA SUEZ AD ALESSANDRIA. [vedi 094.png]
opposizione all’impresa del canale(787), prevedeva la costruzione di serbatoi e di chiuse per alzarsi da una parte e dall’altra del Nilo al livello dello spartiacque; oltre a ciò, si sarebbe dovuto ricorrere a porte di riserva per resistere alle inondazioni fluviali, gettare un ponte di transito sul Nilo, tra le due metà del canale, per il rimorchio delle navi da una riva all’altra. Dal punto di vista della navigazione, l’inferiorità di questo canale del basso Egitto, in paragone di quello dell’istmo, scavato senza chiuse, e, ad un dipresso, tre volte più breve, è evidentissima; ma l’utilità primitiva di quel canale, lungo circa 400 chilometri, doveva consistere nell’irrigazione del delta. Ora gli interessi della navigazione e quelli dell’irrigazione essendo del tutto differenti e anche opposti, perchè i barcaiuoli chiedono il basso livello per il loro canale, mentre gli agricoltori hanno interesse a tracciare il letto del loro fiume artificiale alla massima altezza possibile, sarebbe mal fatto costrurre un canale a questo doppio intento; è probabile che, se le terre delle rive del delta saranno una volta o l’altra racchiuse da un fossato circolare, questo canale non sarà utilizzato che per la irrigazione ed il traffico locale.
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