La misura di Eratostene dava 810,000 metri(796).
L’isola d’Elefantina, che è rimpetto ad Assuan dall’altra parte di un braccio fluviale di 150 metri di lunghezza, chiudeva pure una celebre città. Là si trovava Abù, la «città dell’Elefante»: forse fu in seguito, nelle epoche greca e romana, il luogo di deposito dell’avorio recato dall’alto Nilo(797). Ora Elefantina non ha più molti dei monumenti dei suoi antichi tempi; i templi furono demoliti nel 1822 per servire da materiale di fabbrica; non vi si trova più che un nilometro, restaurato nel 1870, e ammassi di vasellami antichi, sui quali i doganieri dell’epoca romana scribacchiavano le loro ricevute; due villaggi di Barabra si innalzano sulle rovine. Ma Elefantina, l’isola «fiorita» degli Arabi, ha i suoi mirabili gruppi di datteri, e il fulgore della verdura contrasta coi neri dirupi che custodiscono l’ingresso alla cateratta.
Il luogo della città di Ombas non è ora indicato che da un villaggio, Kôm-Ombo, posto in un meandro della riva orientale, e dalle rovine di due grandi templi vicini, consacrati a due opposte divinità, Horus, il dio della luce, Sebek, il genio delle tenebre; le acque del fiume che rodono la riva destra ben presto trascineranno via, pietra a pietra, grano di sabbia a grano di sabbia, i santuari e la duna che li difende. A valle di Kôm-Ombo, alla stretta di Silsileh o «della catena», sarebbe più facile che altrove stabilire una chiusa per innalzare il livello fluviale e rigettare una parte della corrente nei canali di irrigazione; secondo questo progetto, il fossato principale costeggierebbe la base della catena libica irrigando tutti i terreni, ora sterili, che si estendono all’ovest del Bahr-Yusuf.
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