Le due statue hanno a un dipresso venti metri di altezza coi loro piedistalli, del resto in gran parte sepolti nel terreno di alluvione. Il colosso che i Greci ed i Romani venivano a visitare in folla e che essi hanno coperto colle loro iscrizioni, in versi ed in prosa, è quello del nord; la sua pietra spaccata mandava un suono simile a quello di una lira che si spezzi, od anche, secondo alcuni autori, vibrava in sospiri armoniosi al momento in cui i raggi del sole facevano evaporare la rugiada del mattino. Ma dopo che Settimo Severo fece grossolamente riparare, o piuttosto intonacare la statua, nella speranza di renderla più sonora, essa è diventata muta. Invano al romper dell’alba si tenta di sorprenderle un suono; ma si è più fortunati nel tempio di Karnak; là alcuni blocchi di granito vibrano in ondulazioni sonore al momento in cui li rischiara il sole nascente.
ROVINE DI TEBE. — PROPILEO, O PORTA DEL NORD. Disegno di G. Garen, da una fotografia. [vedi figura 579.png]
Al nord e all’ovest del Ramesseum e del tempio di Seti che si innalza sulla collina di Kurnah, si ergono le rupi e si aprono i burroni tutti riempiti di ipogei. Una collina di aspetto piramidale e tagliata dalla natura ad enormi gradini paralleli, si innalza sulla pianura. Secondo Nestore l’Oste, questa forma caratteristica avrebbe servito di modello alle piramidi artificiali innalzate sulle tombe dei re; così si trovava realizzata a Menfi come a Tebe quella parola del rituale pronunciata dal Dio degli Inferni: «Io ti ho accordato una dimora nella montagna dell’Occidente». La gola scoscesa e ramificata che attornia la roccia
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