Tombe, iscrizioni ed altri avanzi dell’antichità si vedono sparsi in gran numero, nei dintorni e nelle vicinanze dei pozzi sulla via del deserto «arabico». Al nord, vicino ad un promontorio chiamato Ras-el-Gimsah, che fronteggia il Ras-el-Mohammed della penisola sinaitica, si facevano scavi assai abbondanti di vene di zolfo.
In faccia a Keneh, sulla riva sinistra del Nilo, le campagne verdeggianti di Denderah, la Tentyris dei Greci, contrastano con le capanne di ruderi giallastri e colla triplice cintura di un santuario. I Tentiriti erano famosi nell’antichità per la loro bravura nel far prigionieri ed incantare i coccodrilli, dei quali essi si servivano come di cavalcature; oggidì non vi sono più coccodrilli nelle acque del Denderah. Il gran tempio, costruito sulle fondamenta dei monumenti antichi, è di un’epoca relativamente moderna, come ne fanno fede le medaglie di Cleopatra e degli imperatori romani sino ad Antonino Pio, ma col suo ordinamento e le sue decorazioni riproduce i templi più antichi, quantunque sotto l’influenza evidente dell’arte ellenica. La Dea Hathor, adorata a Denderah, era ben altrimenti compresa dai platonici di Alessandria di quello fosse stata sotto i Faraoni. Molto ben conservato, il tempio di Hathor è fra i più ricchi in documenti d’importanza religiosa: programmi di cerimonie, tavole geografiche delle città e dei villaggi, testi di preghiere e di incantesimi, calendari di feste, ricette mediche, repertori di medicine; a Denderah si trovava il prezioso zodiaco trasportato alla Biblioteca Nazionale di Parigi.
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