Sohag e la città industriosa di Akhmin, l’antica Chemno, la Panopolis dei Greci, si guardano dall’una all’altra riva del fiume; poi si vedono succedersi nella pianura occidentale Tahta e Abutig, presso le quali si apre una gola visitata dai pellegrini adoratori del serpente sacro; è la regione dell’alto Egitto dove la lingua cofta si è più conservata. Più lontano, nelle vicinanze della stessa riva, ma all’interno delle terre, e durante l’inondazione fra due specchi d’acqua, si mostrò il profilo pittoresco di una grande città che conserva ancora il suo antico nome di Saut, leggermente modificato in Siut o Assiut; è la Lycopolis dei Greci o la «Città dei Lupi», così chiamata perchè è consacrata ad Anubis. Plotino era nato in quella città. Siut, capoluogo dell’Alto Egitto, è una città commerciale ed industriale: vi si fabbricano curiosi vasellami neri e bianchi, e le sue famose pipe sono spedite anche fuori dall’Egitto; il suo bazar è ben fornito delle derrate di Tor e delle oasi; il porto di Hamrah completa la città coi suoi imbarcaderi e le sue calate. Presso Siut, nel villaggio di Zuiet-el-Deir(813), alcuni monaci cofti fanno l’ignobile mestiere, per speciale privilegio, di mutilare fanciulli per farne più tardi guardiani dei serragli. Una volta Mohammed-Alì fece loro una ordinazione di trecento eunuchi. I cofti tessono le tele di lino che sono una specialità dell’industria dell’Alto Egitto.
Siut è la città egiziana che ha più relazioni dirette colle oasi sviluppantisi su di una vasta mezzaluna parallela alla curva del Nilo al sud, all’ovest ed al nord-ovest.
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