I quadri dei muri hanno meno pompe convenzionali e rappresentano meno riti funebri e cerimonie mistiche, ma ci fanno assistere alla vita stessa del popolo, alle sue battaglie, ai suoi lavori di ogni genere, alla vita di famiglia, ai suoi divertimenti ed ai suoi giuochi come la corta-paglia, la mano calda, la palla ed anche il cricket. I bassorilievi dipinti su quelle tombe ci fanno comparire gli Egiziani degli antichi tempi quali erano alle guerre, ai campi, all’officina, nelle ore del divertimento e del riposo; essi ci rivelano tutti i segreti della loro industria, e persino i loro giuochi di abilità e di prestigio.
Minieh o Miniet, che sostituisce l’antica Munat-Kufu o «Nutrice di Cheope», è una delle grandi città dell’Egitto ed un capoluogo di provincia; essa nulla ha conservato dei suoi antichi monumenti, ma un mercato considerevole ha luogo all’ombra dei suoi grandi sicomori, e la sua raffineria di zucchero è una delle più attive della contrada. Presso Minieh, su di una costiera della riva destra, si innalza il famoso «Convento della Puleggia», Deir-el-Bakara, così chiamato da una corda a puleggia, per la quale discendono i monaci cofti al passaggio dei viaggiatori per nuotare incontro alle barche a mendicare un soldo. Nell’interno del deserto «arabico», ma assai più vicino al mar Rosso che al Nilo, si trovano due altri conventi della «bassa Tebaide», Sant’Antonio e San Paolo. Il primo, popolato da una cinquantina di religiosi, è il più antico monastero cristiano dell’Egitto e del mondo; l’uno e l’altro posseggono giardini ombrosi racchiusi nello stesso recinto di mura dei conventi.
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