Parecchie fra le piramidi di Saqqarah, recentemente scoperte, furono esplorate intieramente; esse racchiudono tombe dei sovrani della sesta dinastia. Edifici quadrangolari, in forma di enormi pietre sepolcrali, s’innalzano all’orlo della spiaggia libica; sono i Mastaba che ricoprono le camere sepolcrali tagliate nella roccia. La più grande di quelle costruzioni funebri, detta Mastaba el-Faraun dagli Arabi, sarebbe stata, dice la leggenda, il trono, dall’alto del quale i sovrani promulgavano la loro volontà; gli scavi hanno provato che fu la tomba di Unas, un insigne personaggio della quinta dinastia. Le tombe della immensa necropoli sono divise da vie rettangolari, ed il signor Maspero è d’opinione che le piramidi erano pur esse distribuite secondo un certo ordine. Quelle delle prime dinastie si elevano al nord; al Fayum si scorgono quelle della dodicesima; fra i due gruppi si deve aspettarsi di trovare le tombe reali della sesta alla dodicesima dinastia: così si colmerà il «gran vuoto», l’«antro nero», segnalato da Mariette nei monumenti della storia egiziana.
Al piede dello zoccolo che regge le piramidi di Saqqarah, le ineguaglianze del suolo indicano le vestigia di ciò che fu Menfi; il piccolo villaggio di Bedresain è posto all’estremità meridionale della regione delle rovine; quello di Mit-Rahineh ne occupa il centro. Una foresta di palme si stende sopra una gran parte dello spazio che una volta era abitato. La città, fondata da Meneh, copriva una enorme superficie, a giudicare dai resti di dighe che orlano il fiume e dai cumuli di frammenti che seminano la pianura; ma, senza essere stata distrutta da nessun conquistatore, essa fu più sicuramente demolita dall’opera del tempo.
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