Superiori per la massa a qualunque altro edificio, le piramidi sono inferiori per l’altezza ad alcuna delle cattedrali dell’Occidente; la piramide di Cheope, diminuita di una diecina di metri per la perdita del suo rivestimento, e lo sprofondarsi della sua base, ha 137 metri di altezza(835), la piramide di Chefren o Khafra ha circa due metri meno, mentre quella di Micerino o Menkera neppure raggiunge la metà di quelle dimensioni. Le altre piramidi dell’altipiano, «semplici embrioni», per così dire, si distinguono appena dalle masse di rottami sparsi alla base delle due montagne di pietre; l’ultima, nella direzione del nord, è quella di Abu-Roath. Checchè si dica, l’ascensione delle due grandi piramidi è facile, anche senza l’aiuto dei Beduini, incaricati, mediante la solita mancia, di vegliare alla sicurezza dei viaggiatori, e certo il piccolo sforzo dell’ascensione è largamente compensato dalla vista meravigliosa che si gode dalla sommità sul deserto giallo e infuocato, dove le sabbie si spiegano come onde e sulla verde campagna, coi suoi villaggi nerastri e le stese argentine dei laghi d’alluvione lasciati dai canali e dal Nilo. Spesso i viaggiatori salgono prima dell’alba sulla piramide di Cheope per vedere il sole, al suo nascere, rischiarare d’un tratto lo spazio immenso. Le grandi piramidi sono orientate, ed i Beduini dei dintorni sanno perfettamente servirsi dei vecchi monumenti, non solamente per riconoscere le stagioni, ma ancora per contare esattamente le ore(836). Nel giorno dell’equinozio, il sole nascente, visto di filo alla faccia settentrionale o meridionale dell’edificio, mostra quasi esattamente la metà del proprio disco.
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