Il Nilo, largo un 100 metri tra gli argini, è attraversato da un ponte moderno formato di quattro travate in ferro, collocate sopra pilastri di muratura; il ponte continua verso l’ovest sopra un braccio di piena, con un lungo viadotto; se non fossero le palme che orlano la riva destra del fiume, le «dhahabyè» e le «cange» ancorate lunghesso i luoghi d’imbarco, chi guarda il ponte di ferro potrebbe credersi in una città dell’Occidente. Tutta la città nuova che sorge fra i quartieri egiziani ed il Nilo, caserme, ministeri, palazzi, alberghi, offre egualmente un aspetto europeo; soltanto le piante che si scorgono attraverso i cancelli dei giardini e le grandi acacie lebek, che da una parte e dall’altra ombreggiano le ampie vie, ricordano che si è in Egitto. Graziosi edifici circondati di verzura contrastano colle costruzioni volgari di quel nuovo quartiere(845).
CAIRO. — UNA VIA DELLA VECCHIA CITTÀ. Disegno di E. Schiffer, da una fotografia. [vedi figura 607.png]
Alcuni viali larghi e dritti, fiancheggiati di case di un’architettura volgare, furono di recente aperti nel fitto degli antichi quartieri; ma quasi ovunque la città egiziana ha conservato la sua propria impronta. In quelle vie ineguali, ora strade, ora chiassuoli, che s’avanzano ad angoli bruschi, fra stamberghe delle quali ognuna si è orientata a modo suo, la varietà delle prospettive è infinita; qui si presentano piazze irregolari che fiancheggiano le mura di una moschea a grandi arcate dipinte; altrove le due metà di un palazzo si ricongiungono disopra della via per mezzo di un passaggio a volta; a destra, a sinistra, si aprono porte di labirinti che riescono a vicoli ciechi o attraversano cortili, attorniati da balconi di dove penzolano tappeti; colonne di marmo, portici scolpiti spiccano qua e là sulle pareti di mattoni grigi o rossastri.
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