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      Il porto nord-orientale, chiamato a torto il «Ponte Nuovo», quantunque non vi si abbiano fatti lavori di riattamento, è poco profondo, e non è frequentato che dalle barche; nel secolo scorso le navi appartenenti a cristiani erano obbligate ad ancorarvisi. Le navi che pescano molto devono servirsi del porto sud-orientale o
     
      N. 109. — ALESSANDRIA. [vedi 109.png]
     
      «Ponte Vecchio», l’Eunostos degli antichi, vale a dire il porto del «Buon ritorno»; disgraziatamente è di un ingresso difficile; i passaggi sono obliqui e orlati di scogliere, e le grosse navi non possono avventurarvisi senza pilota; quando le onde si gonfiano un po’ forte, anche le piccole navi devono temere di toccare il fondo. Ma all’interno del molo, che continua al sud-ovest il cordone litoraneo dalla penisola del Faro, le navi trovano un rifugio sicuro ed un ancoraggio assai esteso; la superficie di ancoraggio nel porto e nell’avamporto non ha meno di 420 ettari, con una profondità normale da otto metri e mezzo a dieci metri. Il canale Mahmudieh, che sbocca nel porto, dovrebbe servire, e talora serve, colla ferrovia, di intermediario agli scambi fra Alessandria e la valle del Nilo. Ma l’acqua del canale, del resto impura, è impiegata sovratutto all’alimentazione di Alessandria ed all’irrigazione delle campagne delle rive; avvenne che il canale rimanesse completamente all’asciutto, lasciando le barche arenate nella melma. L’industria della città stessa contribuisce in debole parte all’assieme del traffico, colle sue stuoie di giunchi e di palme, le sue essenze di fiori, i tessuti di cotone e di seta.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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