Lo stato attuale di questa regione del delta è lo stesso di quello della Camargue francese, quantunque le rovine delle città sparse sulle alture, facciano testimonianza di un periodo anteriore, durante il quale i terreni, oggi deserti, avevano una numerosa popolazione di coltivatori. Sul cordone litorale, in mezzo alla sabbia, si è sorpresi di trovare in taluni luoghi vaste oasi di datteri, di vigneti, di giardini. È dunque possibile coltivare la sabbia stessa, ma la preparazione sembra assai penosa. Bisogna scavare la rena abbastanza profondamente perchè le radici delle piante vi trovino l’umidità necessaria, guardandosi bene dallo scendere troppo basso, per non far infracidire le fibre vegetali; inoltre i buchi devono essere circondati da palizzate perchè la sabbia delle dune non venga a riempirli. Si ritraggono da cotesti giardini meloni, pasteche, fichi, frutta di ogni sorta, migliori di quelle delle altre parti dell’Egitto(875). Allo sbocco del Guadalquivir, le dune di Sanlucar di Barrameda sono coltivate allo stesso modo; probabilmente gli immigranti dall’Egitto avevano insegnato agli Andalusi l’arte di disporre così i loro navasos.
La questione più importante per l’avvenire dell’agricoltore egiziano è quella dell’irrigazione. Le acque del Nilo, che sarebbero così utili per la trasformazione dei deserti in terreni coltivabili, non dovrebbero più perdersi nel mare. Dal principio del secolo molto si è fatto per raggiungere questo risultato; la rete dei canali si è accresciuta; fossati nili, dove l’acqua del fiume non entrava che nel periodo delle piene, sono stati cambiati in canali sefi, che ripartiscono durante tutto l’anno il liquido fecondatore; ai modesti apparecchi di estrazione ed alle ruote a mano si sono aggiunte le potenti macchine a vapore per la elevazione dell’acqua d’irrigazione(876). L’opera dello sbarramento di Saadieh, come è noto, non è completamente riescita, e non senza inquietudine si parla d’altri lavori che tratterrebbero le acque a monte della gola di Silsileh: questo ostacolo avrebbe per conseguenza di rovinare i terreni che si trovano a monte sin presso Assuan e di arrestare al passaggio le alluvioni che ora fertilizzano le campagne della valle(877); inoltre si potrebbe temere che l’indugio delle acque nei canali derivati ne aumentasse la salinità, come avvenne già per i canali interni di Ramadi e di Ibrahimieh, lungo i quali alcuni terreni, pur dianzi fertili, hanno dovuto essere abbandonati in causa dell’aumento della salinità; così avvenne a vaste piantagioni di zucchero nel Said e nel Fayum, perchè l’azione del sole è insufficiente per sbarazzarle dal loro sale(878).
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