I cofti uniti alla Chiesa cattolica romana, del resto ben poco numerosi, non hanno patriarca; essi sono regolati da un vescovo consacrato a Roma.
L’Egitto è diviso amministrativamente in provincie o mudiríe, governate da un prefetto o mudir, chiamato mohafez nelle provincie che si compongono soltanto di una grande città e del suo circondario. Le mudiríe si suddividono a loro volta in markaz o kism, amministrate da nazir, ed i kism in distretti di terz’ordine, conosciuti sotto vari nomi. I mudir, o governatori, amministrano la loro provincia a un tempo come prefetti, ricevitori delle imposte e comandanti militari. Tutti gli altri dignitari della provincia sono sotto i loro ordini diretti, ma si scaricano della maggior parte delle proprie funzioni su di un vekil, o luogotenente, e sugli scribi che compongono il loro divano; i kavas e le truppe di polizia che li circondano sono incaricate di mantenere l’ordine nella popolazione dei fellahini, il che di solito non è difficile, tanto gli abitanti dell’Egitto sono pacifici e premurosi di sottomettersi agli ordini delle autorità; però gli ultimi anni di guerra e di invasione hanno avuto per risultato di far sorgere bande di ladri nelle campagne del delta, e, per la prima volta dopo molte generazioni, alcuni villaggi furono attaccati e taglieggiati dai briganti.
Il numero dei funzionari pagati si calcola a 21,000, sui quali, nel 1882, si contavano 1,280 europei di ogni nazione; ma vi sono inoltre numerosi dignitari rurali, che si pagano direttamente sui prodotti dell’imposta.
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